ITALIANO

Settecento anni di una vita che non finisce

criPublished: 2021-12-30 17:19:24
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Alla fine di questo 2021, settecentesimo anniversario della sua morte, ricordiamo quanto il mondo intero abbia onorato Dante Alighieri con numerose attività commemorative. In Cina, editoria, cultura e mondo letterario si sono lanciati in innumerevoli iniziative, tra cui convegni sul “sommo poeta” e la sua Divina Commedia. Il numero sempre maggiore di studiosi cinesi interessati alle ricerche sulla vita medioevale ha reso i rapporti tra Dante e la Cina sempre più intimi. E una notizia in arrivo dall’Italia ha sicuramente surriscaldato questi rapporti, diventando l’evento clou delle commemorazioni.

La prima traduzione integrale in cinese dalla Divina Commedia

Ecco una data da ricordare. Nella conferenza stampa del 26 ottobre 2021 presso il proprio quartier generale a Firenze, l’Accademia della Crusca ha presentato un manoscritto in cinese, appena scoperto, della Divina Commedia, risalente ai primi anni del Novecento. Se la datazione verrà confermata, si tratterà della prima traduzione integrale in cinese della Divina Commedia!

Wen Zheng, docente di lingua italiana presso la Beijing Foriegn Studies University, che ha esaminato la foto di parte del manoscritto, afferma che il traduttore non è un cinese, ma un italiano: si tratta del frate francescano toscano Agostino Biagi (1882-1957), missionario in Cina nei primi del Novecento, dove iniziò la traduzione in cinese della Divina Commedia con l’aiuto di studiosi cinesi. Tornato in Italia, egli lasciò l’ordine francescano e diventò pastore evangelico, operando ad Avellino e a Genova, e insegnò la lingua cinese e altre lingue in diverse scuole italiane. Antifascista della prima ora, dedicò buona parte della sua vita a questa straordinaria traduzione.

Per la sua versione cinese della Divina Commedia Biagi adottò una delle forme dell’antica metrica cinese, consistente in versi di sette caratteri. Secondo Wen Zheng “dal manoscritto emerge che Biagi cercò di mantenere la rima dei versi, effettuando una scelta accurata dei termini, dato che conosceva benissimo la lingua cinese. La sua traduzione, oltre al valore letterario, possiede un indubbio valore storico e culturale”.

Dopo la scoperta del manoscritto, ovviamente gli sguardi degli studiosi di Dante e della sua Commedia resteranno puntati sulla Cina, e certamente maggiore sarà l'interesse per il Divino Poeta presso gli studiosi cinesi.

I cinesi scoprirono Dante e la Divina Commedia tra la metà e la fine del XIX secolo tramite i missionari attivi in Cina, che ne accennavano quando presentavano in generale la storia della letteratura e della cultura europea - senza quindi riuscire a portare su Dante la dovuta attenzione del pubblico cinese. Di conseguenza, il primo cinese a scoprire veramente il sommo poeta potrebbe essere stato l'intellettuale Liang Qichao. Quale promotore della Riforma dei Cento Giorni – che durò dal giugno al settembre del 1898 e fu un importante movimento di riforma politica nella storia moderna cinese, portatore del pensiero illuminista, della cultura scientifica e della traduzione dei classici occidentali - Liang Qichao presentò ampiamente Dante come uno dei maggiori attori nella formazione della nazione italiana, allo scopo di incitare i cinesi a opporsi al vecchio sistema decadente. In seguito, all'inizio del XX secolo, comparve il Movimento della Nuova Cultura, i cui pionieri Cheng Duxiu, Lu Xun e Hu Shi lanciarono il Movimento della Lingua Vernacolare, e per loro Dante, che aveva gettato le basi della lingua italiana moderna, diventò un modello. Secondo Wen Zheng “all’epoca l’interesse dei cinesi per Dante si concentrava sulla sua dottrina nazionale e sulle sue concezioni politiche, e pochissimi erano i lettori della Divina Commedia. Egli fu più che altro un simbolo con cui i riformatori cinesi cercavano di risvegliare nel popolo la volontà di riforma, così da salvare la nazione cinese. In tale contesto un po' tumultuoso, nacquero incomprensioni su Dante, vista anche la scarsità degli studi in merito”.

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