ITALIANO

琵琶行 pí pá xíng

criPublished: 2019-09-20 18:01:42
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intorno alla casa.

Dall’alba al tramonto cosa posso udire?

il monotono canto del cuculo

e il triste gemito della scimmia.

Sul fiume, tra i fiori di primavera all’alba

e nella notte, sotto la luna d’autunno,

spesso prendo del vino, spesso bevo da solo.

Non è che mi manchino canti montani

e zufoli rustici,

ma le note stonate sono penose a sentire.

Stanotte ho udito il suono della tua Pipa,

come se ascoltassi una musica fatata

e limpidi sono i miei occhi.

Non dire di no, siediti e suona ancora,

e io scriverò per te la melodia della Pipa.

Toccata dalle mie parole,

a lungo si ferma in piedi,

poi torna a sedersi pizzicando le corde,

che volgono alle vibrazioni più impetuose.

Note tristi, ma diverse dal canto di prima,

noi tutti, di nuovo in ascolto,

con il viso celato, ci sciogliamo in lacrime.

Ma chi di noi piange di più?

La veste blu del Si Ma Jiangzhou

è madida di lacrime.

Qualsiasi persona onesta nutre simpatia per le sventure della suonatrice di Pipa; ciò è ancora più valido per Bai Juyi, che ha vissuto anch’egli un’amara esperienza personale. Egli infatti, proponendosi di por fine al malcostume politico, fu infondatamente calunniato dagli usurpatori del potere della corte ed in seguito allontanato dalla capitale. Questa ingiustizia lo colmò di dolore e malinconia. Quando la suonatrice di Pipa emette le prime note tristi, il poeta sospira per essere stato toccato nel vivo dei suoi sentimenti. Ascoltando il racconto della donna, egli trova che presenta punti comuni con la propria vicenda personale. Perciò esclama: “Noi due siamo entrambi sfortunati ed erranti nel mondo, non importa se eravamo sconosciuti l’uno all’altro prima di questo incontro”. Sebbene il poeta e la suonatrice in precedenza non si conoscessero, accomunati dalla stessa sorte, una volta incontrati, si sentono vicini come vecchi amici. Egli nutre una profonda simpatia per questa donna di basso rango e non può fare a meno di raccontarle le proprie sventure e il proprio dolore represso. Egli espone la ragione per cui si è trasferito nella città di Xunyang, che non apprezza per nulla. La città era il capoluogo della prefettura di Jiangzhou e non era affatto un villaggo povero e desolato, anche se ben lontano dallo splendore della capitale. Il poeta si lamenta che qui non esiste vita culturale, che le erbe selvatiche crescono intorno alla sua casa, che i canti montani e gli zufoli rustici eccheggiano di note stonate, penose a sentire, e che tra i fiori di primavera all’alba e nella notte sotto la luna d’autunno, non si può fare altro che bere in solitudine. Qui in apparenza Bai Juyi descrive l’ambiente naturale e la città di Xunyang, mentre in realtà si riferisce alle condizioni sociali del paese sotto la dinastia Tang. Il sentimento del poeta fa vibrare a sua volta il cuore della suonatrice che non immaginava che anche un funzionario potesse essere colpito da una sorte avversa ed arrivasse a nutrire una simpatia così profonda per una cortigiana disprezzata dalla società. Quando, su richiesta del poeta, ella suona un’altra melodia, le note si fanno più tristi e toccanti. Ciò rattrista ancora di più Bai Juyi, ispirandogli gli ultimi versi che esprimono a fondo il suo dolore interiore: “Noi tutti, di nuovo in ascolto, con il viso celato, ci sciogliamo in lacrime, ma chi di noi piange di più? La veste blu del Si Ma di Jiangzhou è madida di lacrime”.

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