Il passato di Hong Kong aiuta a comprendere le sfide che ha davanti
Col ritorno di Hong Kong alla madrepatria si chiude un travagliato capitolo di storia coloniale lungo 156 anni. Oggi Hong Kong è una città che cresce a ritmi sostenuti, grazie anche alla peculiarità del suo sistema, all’efficienza dell’amministrazione e al buon ambiente imprenditoriale che è destinato a svilupparsi ulteriormente con l’Area della Grande Baia Guangdong-Hong Kong-Macao e con l’iniziativa Belt and Road.
Col ritorno di Hong Kong alla madrepatria si chiude un travagliato capitolo di storia coloniale lungo 156 anni. A seguito della Guerra dell’Oppio, la Gran Bretagna ha occupato il Porto Profumato per poi espandersi progressivamente. Non si tratta di un caso isolato: per più di un secolo la Cina ha dovuto subire l’amputazione di enormi territori sotto il fuoco delle cannoniere delle potenze coloniali. Durante la dinastia Qing e Ming l’isola era abitata da pescatori ed agricoltori. È solo grazie all’afflusso migratorio proveniente dal nord dell’Impero che il Porto Profumato acquista importanza. Successivamente, nel XVI secolo, i Ming concedono al Portogallo la possibilità di sviluppare un proprio avamposto a Macao. Questo intensifica l’arrivo di flussi commerciali dall’Europa nella zona ed il crescente interesse occidentale per il controllo delle reti commerciali sul delta del Fiume delle Perle. Saranno gli inglesi ad occupare tutta questa area per farne un importante snodo per il controllo dei propri commerci e possedimenti coloniali di tutta la zona.
È solo con la fondazione della Repubblica Popolare che verranno poste le basi per concludere l’epoca dell’umiliazione nazionale e della sua condizione di semi-colonia. E nel caso di Hong Kong bisognerà attendere il 1997 perché la lunga esperienza coloniale sia conclusa.
I processi di decolonizzazione sono spesso avvenuti con atti unilaterali ed azioni militari, per porre fine a lunghi processi di assoggettamento. Nel caso di Hong Kong la Cina ha scelto una via pacifica, attendendo pazientemente 48 anni lo scadere della Convenzione tra Gran Bretagna e Cina sull'estensione del territorio di Hong Kong e garantendo successivamente per altri ulteriori 50 anni il mantenimento del sistema politico, economico e legislativo della regione.
Nel 1972 la Cina ha depositato una dichiarazione in cui rivendica la sovranità su Hong Kong e Macao presso il Comitato per la decolonizzazione delle Nazioni Unite e nei colloqui sino-britannici Deng Xiaoping propose l’adozione della formula «un paese, due sistemi» con l’obiettivo di garantire ad Hong Kong il mantenimento del proprio sistema economico e lo status di regione amministrativa speciale fino al 2047. Questo permette al Porto Profumato di mantenere il sistema capitalistico: la Legge Fondamentale di Hong Kong protegge la proprietà privata e gli investimenti stranieri, stabilisce che Hong Kong non attua controlli sui cambi, mantiene lo status di porto franco, protegge il libero flusso di merci, proprietà e capitali e stabilisce che Hong Kong è un territorio doganale separato.
Dal 1997 l’isola si è profondamente trasformata, registrando tassi di crescita significativi grazie alla peculiarità della sua economica completamente libera. Secondo il "World Economic Freedom 2021 Annual Report" redatto dal Fraser Institute, Hong Kong è al primo posto al mondo in termini di "libertà di commercio internazionale" e di "regolamentazione”, vantando il primato di economica più libera al mondo per 25 anni consecutivi.
I cittadini vantano un considerevole reddito pro capite, raddoppiato dal 1997, così come il Pil dell’isola passato da 1,37 a 2,86 trilioni di Dollari di HK.
Il “Rapporto annuale sulla competitività mondiale 2022” pubblicato dall’International Institute for Management Development assegna ad Hong Kong il quinto posto della classifica. La competitività nasce dalla peculiarità del suo sistema, dall’efficienza dell’amministrazione e da un buon ambiente imprenditoriale che è destinato a svilupparsi ulteriormente grazie alla sua integrazione nei progetti strategici dell’Area della Grande Baia Guangdong-Hong Kong-Macao e dell’iniziativa Belt and Road.
Infatti Hong Kong è uno dei perni per la costruzione della Greater Bay Area: un’area economica integrata che ha l’ambizione di svettare le classifiche mondiali entro il 2035. Nel 2018 ho visitato quest’area ed anche l’incredibile ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao che, con i suoi 55 km, collega le tre città sul delta del fiume delle Perle con un’opera infrastrutturale unica. Ho potuto vedere con i miei occhi il sistema di startup, incubatori ed acceleratori di imprese tecnologiche e la vibrante capacità imprenditoriale di quel posto.
Il 14° Piano quinquennale ha poi stabilito che rafforzerà il ruolo di Hong Kong come hub commerciale offshore globale per il RMB e come centro internazionale per la gestione degli asset finanziari, trasformando il Porto Profumato in un centro per lo scambio sino-straniero.
Già durante l’epoca dell’avvio della Riforma e dell’Apertura, Hong Kong ha svolto questo ruolo. Con l’avvio della Zona Economica Speciale a Shenzhen, l’isola si è infatti trovata nelle condizioni privilegiate per diventare un hub nella comunicazione tra la Cina ed il mondo esterno e permettere l’afflusso di tecnologia, capitali ed investimenti.
La storia ha sempre un enorme influenza sul presente. Nel caso di Hong Kong, l’influenza dell’epoca coloniale è sempre presente. La Cina si sta sforzando di usare quegli elementi specifici come strumenti per lo sviluppo della Regione e, contemporaneamente, come uno dei modi attraverso cui intensificare l’integrazione della Cina nel mondo.
Dopo la nascita della Repubblica Popolare, la leadership cinese ha atteso il 1997 per il ritorno di Hong Kong alla madrepatria. E poi ha formalizzato lo status di Regione amministrativa speciale per altri 50 anni. Per tanti anni la locomotiva di Hong Kong ha viaggiato ad una velocità molto maggiore rispetto a quella del resto della Cina. Ora la situazione si è ribaltata.
La Cina continentale ha visto una crescita esponenziale sia della sua economia che lo sviluppo poderoso della sua società. Questo ha portato il delta del Fiume delle Perle a diventare una delle zone economiche più dinamiche. Inoltre, è stata un’area fondamentale per il lancio della politica di Riforma ed Apertura, aprendo la strada ad innovazioni e sperimentazioni che hanno cambiato il volto della Cina. Per questo il ritorno di Hong Kong alla madrepatria, rappresenta per la storia cinese e per il suo popolo uno snodo centrale.
L’autore è presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta