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La politica degli Stati Uniti verso la Cina è pericolosa

criPublished: 2022-05-06 22:33:18
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Kissinger, al contrario, riconosce il soft power della Cina, la portata pacifica del suo sviluppo economico globale ed il progresso interno. La guerra tra grandi potenze sarebbe una catastrofe in un mondo globalizzato ed altamente nuclearizzato. La Cina non è paragonabile all'imperialismo dell'ex Germania o dell'Unione Sovietica. La Cina persegue i suoi obiettivi con uno studio attento e con pazienza. E’ uno stato che esiste da 2000 anni. Pertanto, il famoso politico statunitense vede la competizione con la Cina solo sul piano economico-politico e non militare. Voler giocare la partita su questo piano sarebbe quanto meno poco saggio, sempre secondo Kissinger, il quale afferma che la mentalità della guerra fredda non è appropriata, né benefica per gli interessi degli Stati Uniti. Kissinger è pertanto un acceso sostenitore della necessità per gli Stati Uniti di collaborare con la Cina per costruire un sistema internazionale stabile.

Tra Kaplan e Kissinger abbiamo però anche posizioni intermedie che criticano il contenimento militare e puntano su politiche rivolte a ripristinare una base industriale competitiva. Per queste posizioni alla J. P. Pinkerton si dovrebbe seguire la strategia del “terzo felice”, ovverosia giocare sulle contraddizioni tra le potenze emergenti, riorientare le politiche domestiche verso l’industria e l’innovazione ed evitare il confronto militare diretto. Come suggerisce ad esempio l’esperienza a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Quest’ultima sembra essere, almeno in parte, una strategia più vicina ad una certa prospettiva trumpiana, che viene diversamente articolata dagli studiosi citati nell’introduzione a questo articolo, a cui possiamo aggiungere anche J. Sachs.

Un altro problema riguarda la dinamica politica delle “democrazie liberali”. Spesso i politici statunitensi hanno la tendenza a voler portare i propri elettori su posizioni polarizzanti per un mero guadagno elettorale e/o per nascondere le proprie inefficienze nell’azione di governo. Per tale ragione, miope e controproducente per le sorti del mondo, molti soffiano sul fuoco dei pregiudizi prendendo di mira il “competitor” di turno. E’ come se in Occidente la logica del marketing politico avesse estromesso la logica della politica al servizio del popolo. A ben guardare, è una delle ragioni dell’indebolimento progressivo - ed apparentemente inarrestabile - delle “democrazie liberali”.

In conclusione, gioverà ricordare che la confusione strategica e gli errori statunitensi in questo campo risentono delle interferenze degli interessi della potente lobby militare, spesso in totale contraddizione con quelli degli altri settori economici statunitensi, che tanto hanno beneficiato da una crescente interdipendenza con la Cina.

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