Nell’emergenza, la Pirelli va contro corrente: in vista una più ampia collaborazione con la Cina
La Pirelli è entrata nel mercato cinese nel 2005, in veste di produttore di pneumatici e di fornitore di servizi Internet all’avanguardia a livello mondiale, e nell’arco di 15 anni ha costruito in Cina tre stabilimenti e creato oltre 4.500 posti di lavoro, attivando nel frattempo più di 3.700 punti di vendita. Dai dati delle vendite emerge che il 70% delle gomme prodotte dalla Pirelli in Cina è destinato a soddisfare le esigenze del mercato cinese, mentre il restante 30% viene esportato in Giappone, Corea del Sud, nei Paesi sud-asiatici e dell’Oceania.
Durante un’intervista concessa in esclusiva alcuni giorni fa ai microfoni del CMG, il CEO della Pirelli nella regione dell’Asia e Pacifico, Giuliano Menassi, ha affermato che le misure tempestive ed efficaci adottate dalla Cina nella lotta contro l’emergenza Covid hanno permesso ai due stabilimenti di Yanzhou, nella provincia dello Shandong, di non fermarsi neanche un giorno, garantendo appieno la stabilità della filiera industriale e della catena di approvvigionamento. In futuro, sfruttando pienamente le opportunità create dallo sviluppo in Cina di auto elettriche alimentate da nuove fonti di energia, la Pirelli valorizzerà ulteriormente le potenzialità del mercato cinese, creando nuovi punti di crescita.
Pirelli trasforma l’emergenza in opportunità
Da quando è esplosa l’emergenza sanitaria del Covid-19, all’inizio di quest’anno, la Pirelli ha subito attivato in Cina una task force, un centro operativo attivo 24 ore su 24, mantenendo una stretta comunicazione e coordinandosi con la sede generale in Italia e con le autorità locali. Gli stabilimenti in Cina hanno mobilitato tutte le risorse possibili non solo per acquistare e fornire ai dipendenti i dispositivi di protezione come le mascherine, ma anche per disporre il controllo della temperatura e le misure di sanificazione dei centri di lavoro. Giuliano Menassi ha detto che le rigorose iniziative adottate dal governo cinese per il contenimento dell’epidemia sono state impressionanti, aggiungendo che anche le misure messe in campo dalla Pirelli hanno ottenuto dei risultati di cui poter essere orgogliosi. Finora non si è verificato nessun caso all’interno degli impianti della Pirelli in Cina, e due dei tre stabilimenti non hanno mai interrotto la produzione, garantendo nel corso dell’emergenza sanitaria non solo la stabilità della catena di fornitura delle materie prime, ma anche una regolare distribuzione all’interno della filiera industriale.
Tuttavia, a causa dell’impatto generale avuto sul settore automobilistico, inevitabilmente, nei primi due trimestri del 2020, le vendite della Pirelli in Cina hanno subito un certo calo ma, dopo il rimbalzo del terzo trimestre, sono attualmente tornate allo stesso livello degli anni passati. Giuliano Menassi ha ricordato che il Covid ha fornito anche nuove opportunità di sviluppo all’impresa. Gli stabilimenti hanno, infatti, potuto concentrarsi sulla ricerca di alcuni nuovi prodotti e hanno sfruttato il modello di vendita e-commerce B2C, accelerando la promozione di alcuni nuovi progetti che, altrimenti, sarebbe stato difficile avviare.
Pirelli intensificherà la cooperazione con la Cina
Ad oggi, sia la sede generale, sia il brand e la ricerca di Pirelli si trovano ancora in Italia, tuttavia la cooperazione con la China National Chemical Corporation e con il Silk Road Fund, avviata nel 2015, ha dato senza dubbio un contributo importante per l’internazionalizzazione dell’impresa. Nell’ultimo decennio e mezzo, Pirelli ha avuto successo nel mercato cinese e, negli anni a venire, avrà ancora un enorme potenziale da sfruttare in questo mercato. All’interno del parco industriale Hixih di Yanzhou, nella provincia dello Shandong, dove si trovano due stabilimenti della Pirelli, l’azienda sta istituendo un centro di ricerca e innovazione, che consoliderà sicuramente il suo sviluppo nella regione dell’Asia e Pacifico.